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Pubblicato il 1 Marzo, 2023 da

DOP e IGP, tradizione e innovazione a braccetto

Passando da nicchia a conduttore, negli ultimi vent’anni il sistema di qualità certificata ha segnato una svolta per lo sviluppo del settore agroalimentare italiano, un patrimonio non solo produttivo, ma anche culturale. Pnrr e Riforma delle norma UE saranno decisivi per le DOP e IGP italiane che si preparano ad affrontare questi temi decisivi procedendo con tradizione e innovazione a braccetto.

Cosa sono le DOP e IGP?

Cosa solo le DOP e IGP? Sono sigle che facilmente leggiamo sui prodotti che acquistiamo al supermercato o nei negozi di alimentari.

La sigla DOP (Denominazione di Origine Protetta) indica un prodotto originario di una zona o regione o paese le cui qualità e caratteristiche siano essenzialmente, o esclusivamente, dovute all’ambiente geografico in cui viene prodotto. Come “ambiente geografico” si intendono sia i fattori naturali (come ad esempio il clima), sia fattori umani (tecniche di produzione tramandate nel tempo e artigianalità) che, combinati insieme, consentono di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori della zona produttiva.

Tutta la produzione, la trasformazione e l’elaborazione del prodotto devono avvenire nell’area delimitata. Il marchio DOP estende la tutela del prodotto a tutto il territorio europeo e con gli accordi internazionali dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (o WTO), anche al resto del mondo.

I prodotti col marchio DOP sono numerosi: vini, formaggi, olii, carni, pesci ed altre specialità gastronomiche, in Italia sono 167 tra cui: Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma e Mozzarella di Bufala Campana. Tutti i prodotti DOP riportano un bollino giallo – rosso recante la scritta “Denominazione d’Origine Protetta”.

La sigla IGP (Indicazione Geografica Protetta) identifica anch’essa un prodotto le cui caratteristiche dipendono dall’area geografica di origine. In questo caso, però, a differenza della DOP è sufficiente che una sola tra le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione avvenga nell’area geografica delimitata. In altre parole, un prodotto IGP può essere ad esempio preparato in una determinata area geografica, ma con una materia prima che ha una diversa origine.

In Italia esistono 130 prodotti col marchio IGP e fra i più venduti troviamo l’Aceto Balsamico di Modena, la Mortadella Bologna e la Bresaola della Valtellina. I prodotti con marchio IGP sono identificati da un bollino giallo – blu che recita “Indicazione geografica Protetta”.

Leggi anche: Le differenze tra prodotti DOP, DOC e altri Marchi di Qualità

DOP e IGP, per crescere ancora investono in ricerca e innovazione

Anche la tradizione ha bisogno di essere innovata. Le cifre rese note dal rapporto Ismea-Qualivita nel proprio rapporto annuale sono chiare: i marchi DOP e IGP made in Italy riconosciuti tra vino e prodotti alimentari erano 578 nel 2003 e sono 845 oggi. L’ Unione Europea conta che il fatturato che era di 5 miliardi nel 2003 è ora arrivato a quota 19,1 miliardi, con una crescita della “Dop economy” che è stata di quasi il 300 per cento.

Un settore quindi che da nicchia è arrivato oggi a coprire il 21% sia del fatturato delle esportazioni agroalimentari italiane. Un sistema che sui mercati internazionali, oltre che macinare risultati in proprio, ha fatto da traino a tutto il food&wine Made in Italy, perché insieme ai vini blasonati si sono venduti anche quelli di fascia media, perché insieme ai grandi formaggi DOP sono cresciute le esportazioni degli altri prodotti lattiero caseari italiani.

Come si ottiene il marchio IGP o DOP

Per ottenere il riconoscimento di un prodotto IGP o di un prodotto DOP bisogna fare domanda al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. A presentare l’istanza dovrà essere una forma associativa che riunisca tutti i produttori della zona interessati a rendere quel dato prodotto tutelato.

Nella domanda occorre identificare tutte quelle che sono le peculiarità distintive del prodotto in questione, la sua origine storica nel territorio, il cosiddetto Disciplinare di produzione e l’ente di certificazione tra quelli riconosciuti dal Ministero a cui affidare i controlli sulla conformità della produzione al Disciplinare.

La ricerca oltre la tradizione, le nuove sfide per marchi IGP e DOP

Dop e Igp si sono alleate anche alla scienza per favorire la transizione agroalimentare di qualità. Si è infatti tenuto, il 22 febbraio scorso a Roma, il simposio scientifico “Italia Next Dop”, a cura di Fondazione Qualivita, in collaborazione con i fondatori Origin Italia, Csqa Certificazioni, Agroqualità, Poligrafico e Zecca dello Stato.

Il Simposio, dedicato agli operatori delle imprese, al management dei Consorzi di tutela Dop e Igp, ai ricercatori delle università e ai professionisti del settore, ha goduto del sostegno del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare ed ha visto la partecipazione del Ministro Francesco Lollobrigida che ha sottolineato l’importanza della ricerca per “garantire strumenti nuovi che a loro volta rendano più facili tutti i passaggi per arrivare a una produzione di qualità e, per quanto possibile, più abbondante”.

Sono state 50 le relazioni presentate durante le sessioni scientifiche che hanno offerto un’ampia fotografia del settore e dei suoi possibili sviluppi.

La sessione Qualità ha mostrato la rilevanza di un cibo con caratteristiche nutrizionali ben codificate e orientate al benessere nel contribuire alla crescente qualità produttiva. Il panel Normativa ha evidenziato come i sistemi agroalimentari di qualità evolvono grazie ad una legislazione rigorosa, coerente e trasparente a garanzia di consumatori e produttori.

La sessione Governance ha invece evidenziato l’importanza di un sistema di produzione coordinato che garantisce sicurezza alimentare e rispetto dei valori della filiera e la centralità dei Consorzi di tutela nell’intervenire su numerose sfide: dai mercati, all’occupazione, dalla formazione degli operatori alla difesa delle risorse naturali del territorio fino allo sviluppo di forme di turismo esperienziale evoluto.

Il panel Sostenibilità ha testimoniato la crescente consapevolezza delle filiere sull’implementazione di processi di sviluppo sostenibile a tutto tondo, dall’ambiente al sociale, frutto di un’impronta etica ben riconoscibile. Gli studi illustrati in ambito Mercati hanno offerto un nuovo impulso alla comprensione dell’evoluzione dei mercati e all’individuazione di nuovi sbocchi commerciali per le aziende, grazie anche all’analisi su strategie di differenziazione di prodotto e di internazionalizzazione.

Infine, la sessione Marketing ha mostrato in particolare come attraverso le tecnologie attuali si possa valorizzare le certificazioni e come i processi di comunicazione della qualità debbano assumere un ruolo sempre più profondo rispetto al tradizionale messaggio pubblicitario, veicolando certezze e informazioni di garanzia in tempo reale oltre a notizie chiare e specifiche su tutti gli elementi della filiera.

Dai temi della sostenibilità a quelli del benessere nutrizionale e della produzione agroalimentare in un quadro di cambiamenti climatici, sono le sfide che attendono DOP e IGP. L’obiettivo è quello di portare il sistema dei prodotti agroalimentari di qualità ad affrontare e vincere queste sfide mantenendo la propria leadership sui mercati e la tradizione che li contraddistingue.

Le leve chiave che hanno funzionato in passato e hanno determinato il successo della DOP economy ovvero il ruolo dell’origine, il legame con i territori e le loro storie, e la qualità certificata non bastano più. Occorre dell’altro.