Pubblicato il 12 Gennaio, 2022 da

Indagine agroalimentare: l’Italia delle feste, tra costi e divieti

Indagine agroalimentare: l’Italia delle feste, tra costi e divieti, come le hanno vissute le famiglie.

Sono appena terminate le festività natalizie 2021 e siamo pronti ad affrontare il nuovo anno, con tutte le difficoltà nel districarsi tra nuovi decreti ed una quarta ondata pandemica. Il Decreto Festività, varato dal Consiglio dei Ministri il 23 dicembre 2021, ha portato le famiglie italiane a dover adattare o cambiare le proprie abitudini alle nuove regole.

Il decreto legge ha infatti stabilito la chiusura di sale da ballo, discoteche e locali assimilati, ed ha vietato gli eventi, le feste e i concerti (comunque denominati) che implicassero assembramenti in spazi all’aperto, fino al 31 gennaio 2022. Ha inoltre esteso l’obbligo di Green Pass rafforzato nei ristoranti anche per il solo consumo al banco.

Il report sui consumi e la filiera agroalimentare

L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha esplorato le inclinazioni e gli atteggiamenti che i cittadini italiani hanno assunto in occasione delle feste.

Natale a casa o al ristorante, come hanno mangiato gli italiani

Che sia in casa, dai parenti o al ristorante, l’importante è stare insieme e, per gli italiani, anche e soprattutto condividere i piaceri della tavola. Ed è proprio a Natale che una delle tradizioni più rispettate è il pranzo con i parenti. Spinte dalla preoccupazione per l’aumento dei contagi dovuti alla variante Omicron, molte sono state le famiglie che hanno annullato le prenotazioni. Sono 9 su 10 gli italiani che hanno deciso di trascorrere le festività natalizie in casa.

Secondo uno studio di Coldiretti, è aumentata del 38% la spesa per il cibo rispetto allo scorso anno, per un valore medio di 113 euro a famiglia (2,5 miliardi. Sale un tempo medio di 2,9 ore il tempo medio di preparazione casalinga del pasto natalizio. C’è anche un 9% di italiani che sono ricorsi all’asporto o a piatti già pronti.

Nel menù della vigilia ha chiaramente primeggiato il pesce, presente nel 71% delle tavole. Per il giorno di Natale si è invece preferita la carne e i sempre vincenti bolliti, arrosti e fritti, dall’agnello ai tacchini, ma anche minestre, zuppe, paste ripiene, cappelletti in brodo e pizze rustiche e dolci fatti in casa.

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La spesa alimentare degli italiani

Prendendo in considerazione due tipologie di menù, una standard ed una più economica, Federcomsumatori ha monitorato i costi per la cena del 24 dicembre e per quella di Capodanno, attraverso un’indagine agroalimentare che riportiamo di seguito.

Cena di Natale

  • menù classico: spesa media 35,75 Euro a persona, con un incremento del 1,59% rispetto all’anno scorso;
  • menù più economico: la spesa media è stata di 17,92 Euro con un aumento del 4,12% rispetto al 2020, praticamente la metà.

Cenone di Capodanno

  • menù classico: 45,25 Euro a persona con un incremento del 0,14% rispetto al 2020;
  • menù più economico: 28,01 Euro a testa, +2,9% rispetto al 2020.

Gli aumenti dei prezzi dei settore alimentare sono stati determinati anche dal costo della farina che, negli ultimi mesi, ha subito un forte incremento facendo così lievitare anche quello della pasta, del pane e dei dolci.

Indagine CNA Agroalimentare

Durante le feste gli italiani hanno bevuto bio. L’Italia è leader mondiale nella filiera vitivinicola biologica, e vince anche nelle esportazioni, secondo i dati Ismea di ottobre 2021.  Cresciuti durante le festività soprattutto i vini e gli spumanti biologici, con un aumento del 27% rispetto allo scorso anno, determinando un’incidenza notevole nel settore.

Secondo CNA Agroalimentare un italiano su cinque ha scelto la tradizione regionale per la scelta dei dolci di Natale e Capodanno. A quanto pare, in questi anni di pandemia, si è tornati alle tradizioni ed ai piatti della memoria che danno un “clima di famiglia”.

Ogni Regione italiana ha i propri dolci della tradizione che, per le feste, vanno per la maggiore.

Se si escludono le versioni artigianali di panettoni e pandori, diffuse particolarmente in Lombardia e Veneto, si va dal ligure pandolce, una focaccia lievitata ricca di uva passa e canditi, all’altoatesino Zelten ed alle friulane gubana e potiza.

Tra i dolci dell’Emilia-Romagna emerge il certosino detto anche pan speziale; tra le principali specialità toscane ci sono di certo il panforte e i ricciarelli. Nelle Marche sono diffusi bostrengo e i biscotti al mosto d’uva. In Umbria il panpepato, in Abruzzo di parrozzo, in Molise i mostacciuoli. La Sardegna è terra di papassini, con l’uva sultanina e di sebadas, ripieni di pecorino e ricoperti di miele di corbezzolo.

 

Nel Lazio il dolce natalizio tradizionale è il pangiallo, così chiamato per la glassa che lo ricopre, ripieno di ricotta e di zafferano. Particolarmente ricca è l’antica offerta in Campania: gli struffoli, i rococò, i susamielli, le zeppole, i calzoncelli ripieni. Famosi sono i pugliesi pasticciotto e carteddate , dalla salsa al vincotto. Così come i calabresi  fichi chini, fichi secchi ripieni e sovrapposti a due a due. Trionfano in Sicilia i ricchissimi buccellati e cannoli.

 



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