Pubblicato il 19 Gennaio, 2022 da Alessio Mascagna
Olio d’oliva extravergine italiano, 2021 leggermente meglio, ma mancano 300 milioni di litri
OlivYou prevedeva ad ottobre che la stagione sarebbe stata magra, con un 60% della domanda che non sarebbe stata soddisfatta, a causa delle forti gelate primaverili. Sempre meglio del 2020, ma ancora lontano dalle medie a cui si era abituati.
Per fare un paragone, nel 2017 si ebbero 429 mila tonnellate di olio, nel 2020 solamente 273 mila. Il 2021 fa registrare intorno alle 315 mila tonnellate.
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Una stagione poco produttiva per il settore olivicolo, con prezzi oscillanti
Il calo di produzione si attesta intorno a 300 milioni di litri persi (dati Dg Agri) e questo determina una necessità di importazione di olio da paesi a noi vicini, primi fra tutti Grecia, Spagna e Tunisia.
Il dato importante è che questi tre paesi fanno registrare un aumento dei prezzi della produzione, +52% la Tunisia, +42% la Spagna, +16% la Grecia, andamenti questi che inevitabilmente si rifletteranno sul prezzo finale per i consumatori italiani.
La perdita del prodotto ha una sua particolare connotazione geografica: il nord ed il centro della penisola perdono in alcune aree fino al 60%, unico baluardo a resistere in questa zona è il Lazio che mantiene una produzione nella media.
Il sud Italia fa registrare un incremento della produzione olearia, permettendo all’intero paese di registrare un +15% rispetto al 2020.
Puglia, Calabria, Sicilia e Campania, con il loro totale di 80% di produzione olivicola italiana, permettono al settore di non crollare.
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L’Olio EVO non deve mancare
OlivYou faceva anche notare, sempre ad ottobre, un aumento della domanda (+55%) di Olio EVO, a dimostrazione che questo non è più un comune ingrediente, ma è diventato un vero e proprio protagonista delle dispense italiane.
I consumatori italiani preferiscono il prodotto di casa nostra, ma attenzione.
Succede spesso che gli oli importati da qualche porto africano o del mediterraneo, vengano poi imbottigliati in anonime confezioni con qualche richiamo ad oliveti toscani, umbri o italiani in genere, e venduti a prezzi stracciati, spesso addirittura più bassi dei costi di produzione sostenuti dai produttori italiani.
Il tema è importante, perché è necessario comunicare all’utente finale la difficoltà di vendere un prodotto ad un prezzo coerente, in situazioni che cambiano di anno in anno come le condizioni climatiche e di frangitura.
Una linea guida che mette d’accordo molti esperti è che non si deve mai comprare un olio che costi meno di 10 euro a litro, ma basta semplicemente il prezzo per dare tranquillità ai clienti? Ovviamente no, anche perché sarebbe un ostacolo facilmente aggirabile.
Una prima classificazione dell’olio
Altroconsumo, l’associazione di consumatori italiana, utilizza diversi parametri fisici, chimici, organolettici e di tipo commerciale per stilare la classifica dei migliori oli che arrivano sugli scaffali dei supermercati.
I ricercatori del Laboratorio di chimica sperimentale dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (IZSVe) hanno messo a punto un metodo di screening geografico per determinare se gli oli analizzati sono italiani o provenienti da altri paesi.
Analizzando un campione di 33 tipi di oli differenti si è arrivati con un’accuratezza del 97% a determinare se l’olio era di provenienza greca o italiana, grazie ad analisi spettroscopiche Raman e del vicino infrarosso, il lavoro è stato pubblicato sul Journal of Near Infrared Spectroscopy.
Un metodo di classificazione interessante che garantisce sia ai produttori che ai consumatori la provenienza delle olive che compongono l’olio, ma che lascia aperta una falla: è ancora impossibile, ad oggi, identificare l’origine degli oli ottenuti miscelando olio italiano e straniero di altre origini.
Leggere l’etichetta dell’olio è la vera arma
Quindi ad oggi per i consumatori finali esiste solamente un metodo per essere consapevoli sull’olio che arriva sulle loro tavole: leggere l’etichetta. E leggerla correttamente.
Spesso si grida allo scandalo quando si scopre che l’olio acquistato non è al 100% italiano, ma il più delle volte la colpa è di chi ha comprato, perché non ha prestato attenzione all’etichetta.
Per cominciare bisogna decodificare l’espressione “origine UE” e tutte le sue possibili declinazioni, come “prodotto nell’Unione europea“, che dichiara, senza ammetterlo esplicitamente, che quell’olio è composto da una miscela di oli diversi.
Se consideriamo che le coltivazioni intensive spagnole permettono di vendere in pareggio di bilancio un litro d’olio a 3,82 euro, sarà molto probabile che l’olio provenga in buona parte dalla penisola iberica.
La dicitura che senza dubbio garantisce una provenienza italiana è “100% italiano” in genere accompagnata dalla zona d’origine.
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La consapevolezza dei consumatori
La sensibilità dei consumatori in merito all’olio è aumentata negli ultimi dieci anni, una ricerca ISMEA rivela che è aumentato il tempo medio di sosta davanti agli scaffali della GDO che accolgono l’olio EVO, il tempo medio di sosta è raddoppiato.
Segno questo che le persone hanno un interesse maggiore verso il prodotto.
Non a caso in Italia nelle 500 cultivar (varietà) esistenti che rappresentano il 40% del patrimonio mondiale, ci sono 42 oli DOP e 6 IGP, che rappresentano il 3% della produzione nazionale. Questi pongono l’Italia al primo posto in Europa per oli DOP e IGP cioè un terzo della produzione europea.
Va da sé che l’italiano medio si sta sempre più affezionando e provando a capire come avere olio di qualità sulla sua tavola. Il tempo di sosta medio agli scaffali permette di capire anche questo: maggiore è la sosta maggiore è la spesa dedicata.
Questa aumentata sensibilità può anche essere associata alle campagne istituzionali volte a fare conoscere l’olio extravergine di oliva e le sue peculiarità: nel 2019 è iniziata una collaborazione tra ISMEA e il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, per la creazione di una campagna cross-mediale chiamata “Olio su tela”, che accosta opere artistiche italiane senza tempo, all’olio Evo di qualità, con lo scopo di trasmettere il concetto di capolavoro.
L’olio viene spesso considerato una commodity, un prodotto indifferenziato, mentre questa campagna si proponeva di far capire ai consumatori le differenze territoriali, di gusto ed olfattive.
Le campagne istituzionali
Una partnership derivata da questa campagna è anche quella della collaborazione con il CONI, Comitato Olimpico Nazionale Italiano, che ha “prestato” sei atleti agli schermi per promuovere la dieta mediterranea, ottima per gli sportivi, ed in particolare il consumo di olio EVO di qualità.
La collaborazione ha portato i suoi frutti visti i successi alle olimpiadi di Tokio nell’estate 2021. Un doppio vanto nazionale.
Molto divertente è anche il test proposto sulle pagine del sito della campagna, che propone agli utenti un quiz per capire se conoscono veramente l’olio extravergine d’oliva, potete trovare il quiz a questo indirizzo: http://campagneistituzionali.it/oliosutavola/olioquiz/
Diventare un Evologo
Per chi invece vuole diventare un vero esperto del settore, e oltre ad una conoscenza del prodotto vuole avere un vero e proprio futuro nell’ambito oleario-olivicolo è possibile iscriversi al Corso Tecnico Superiore Responsabile delle produzioni e trasformazioni agrarie con specializzazione nel settore olivicolo-oleario (Evologo).
Il tecnico Evologo opera sia in azienda (per controllare la produzione di un prodotto di alta qualità), che in frantoi, strutture di rappresentanza, consorzi, agenzie deputate al commercio e alla valorizzazione dei prodotti, consulenti d’azienda.
Il percorso nasce e viene realizzato con la stretta collaborazione di Unaprol-Coldiretti e vede la partecipazione della filiera dei produttori e di importanti aziende olivicole e dei migliori professionisti del settore.
Se vuoi diventare un vero esperto del settore oleario non lasciarti sfuggire questa occasione, visita la pagina del percorso formativo ITS, consulta l’intero programma del corso e proponi la tua candidatura utilizzando l’apposito modulo (le iscrizioni aprono a maggio).
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