Pubblicato il 8 Febbraio, 2023 da

Quanto sprechi? Le soluzioni per limitare lo spreco alimentare

L’edizione 2023 della Giornata di Prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio scorso, ha visto il lancio dello Sprecometro, una nuova app che si può scaricare gratuitamente. A cosa serve? Aiuta a prevenire gli sprechi e misura la propria impronta carbonica e idrica, destinata a diventare un vero “contatore” personale sulla strada dello sviluppo sostenibile.

Tu sai quanto sprechi? Vediamo alcune soluzioni per limitare lo spreco alimentare, ma anche la situazione attuale in Italia.

Lo spreco alimentare delle famiglie italiane

Nel profilo tracciato dall’“Osservatorio italiano su cibo e sostenibilità Waste Watcher” per la campagna “Spreco Zero” (monitoraggio Ipsos) emerge che gli italiani puntano di più sulla salute, sono un po’ meno risparmiatori e più attenti a quello che mangiano. L’ Osservatorio ha avviato nel 2013 le sue prime rilevazioni, progettando monitoraggi annuali sullo spreco alimentare domestico e le abitudini degli italiani, in rapporto alla gestione ed al consumo di cibo.

I dati (2022) della ricerca sono in miglioramento, rispetto ai due anni precedenti in forte trend negativo: siamo tornati a essere più attenti all’utilizzo del cibo e ne sprechiamo meno. Ad agosto scorso destinavamo alla spazzatura 674 grammi di alimenti a testa ogni settimana (erano ben 750 ad agosto 2021).

Oggi siamo scesi a 529 grammi ogni sette giorni. Frutta fresca, insalate, cipolle, aglio, tuberi, pane fresco  e verdure gli scarti più frequenti. Si butta quindi meno cibo rispetto allo scorso anno e anche i più giovani fanno la loro parte per limitare lo spreco alimentare. Secondo la ricerca “Sprechi alimentari, uso della tecnologia e orientamento ‘Green’: un focus sulla GenZ” 8 ragazzi su 10 ritengono immorale gettare via il cibo.

La GenZ  dimostra, ancora una volta, una grande sensibilità ai temi ambientali:  il 70% dichiara di essere una persona che si preoccupa delle questioni ambientali e il 45% dichiara di compiere scelte ecologiche nell’atto di acquisto.

Chi spreca di più?

A sprecare di più sono le regioni meridionali, le coppie senza figli, il ceto popolare e i Comuni più piccoli, quelli fino a 30mila abitanti. Più virtuosi il Nord e Centro, le famiglie con figli, i Comuni più grandi.

Perché sprechiamo il cibo?

Sono 1.200 le persone ascoltate da Ipsos. Il 47% dichiara che non fa in tempo ad evitare che frutta e verdura vadano a male; il 44% spreca perché «ci si dimentica degli alimenti che scadono o si deteriorano», perché i «cibi venduti sono già vecchi», perché si ha «paura di non avere in casa cibo a sufficienza», oppure a causa di un «calcolo sbagliato delle cose che occorrono».

Studiare le cause sociali e comportamentali dello spreco consente di produrre conoscenza, cultura e supporto alla progettazione di azioni (pubbliche o private) finalizzate alla riduzione dello spreco alimentare delle famiglie.  Negli anni il lavoro di analisi puntuale e di monitoraggio periodico ha permesso di allargare il campo di osservazione sui temi collegati allo spreco alimentare domestico in un’ottica di economia circolare e sviluppo sostenibile.

Quanto ci costa lo spreco alimentare

Il conto è carissimo e pesa per quasi 6,5 miliardi di euro nella catena degli sprechi della filiera agroalimentare italiana. Nel solo 2022 sono stati bruciati 9,3 miliardi di euro, se si considerano anche gli 800 milioni persi direttamente nei campi di raccolta, i 941 milioni di scarti nell’industria e quelli della distribuzione, calcolati in 1,080 miliardi di euro.

Come ridurre lo spreco alimentare

Gli atteggiamenti superficiali, quando si parla di prodotti alimentari, sono ancora troppi. Intervenire sulle cattive abitudini non è solo facile, ma anche possibile. Ecco alcuni utili consigli:

  • La spesa intelligente: prima di andare al supermercato, è bene dare un’occhiata attente al frigo ed alla credenza. Possiamo così stilare una lista intelligente, organizzata per la settimana e che, dunque, eviti gli sprechi sia di soldi che di cibo;
  • La data di scadenza: attenzione! La dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” non significa che al sopraggiungere del giorno indicato bisogna affrettarsi a gettare confezione e contenuto: piuttosto, basterà ricordare che quell’alimento inizia a perdere progressivamente le proprietà organolettiche (gusto, profumo, etc);
  • Rotazione: proprio come nei supermercati, è bene ordinare gli alimenti sui ripiani in base alla scadenza. I prodotti che hanno scadenza breve è meglio posizionarli davanti.
  • Gli avanzi: si possono riutilizzare e reinventare! Divertitevi a riutilizzarli in nuove ricette!
  • Regalate: se vi accorgete di avere in casa qualcosa che non mangerete mai, donatelo! Ad amici, parenti, vicini di casa o a persone che ne hanno bisogno.

Sprecometro, come funziona la nuova app

Tra le soluzioni per limitare lo spreco alimentare troviamo la nuova app Sprecometro, ideata e sviluppata dall’Osservatorio Waste Watcher International, e nata dal lavoro congiunto del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna.

Lo scopo è quello di limitare lo spreco alimentare, di generare consapevolezza e conoscenze utili ad indirizzare le scelte individuali in merito all’uso sostenibile delle risorse naturali ed alla riduzione e prevenzione dello spreco alimentare.

Come funziona? La app misura in grammi lo spreco alimentare di ognuno, valutandone l’impatto economico in Euro e ambientale in H20 e CO2. Consente ad ognuno di fissare degli obiettivi, propone contenuti educativi e permette di confrontarsi con altri utenti.

Leggi anche: La giusta alimentazione per lo sport e lo studio

Limitare lo spreco alimentare, le startup al lavoro

La lotta allo spreco alimentare passa anche dal riutilizzo degli scarti di cibo. Biova Project, ad esempio, recupera da ristoranti, fast food, panetterie e grande distribuzione il pane invenduto e lo utilizza per produrre birra artigianale sfruttando laboratori locali già esistenti. Si parla di 13mila quintali al giorno. Con 150 kg di pane si riescono a produrre 2.500 litri di birra: oltre a contrastare lo spreco, si utilizza il 30 per cento in meno di malto d’orzo e si risparmiano 1.365 kg di emissioni di CO2.

Naste Beauty produce una linea di prodotti per la cura della pelle che dona una seconda vita agli scarti delle mele. Le bucce e i semi di mele, che vengono scartati nel processo di produzione di succhi biologici, vengono trasformati in pasta di mele, un ingrediente funzionale e naturalmente antiossidante. I cosmetici, vegani e certificati biologici, vengono prodotti con energia rinnovabile con un processo che recupera l’acqua usata nella lavorazione.

Orange Fiber realizza tessuti dagli scarti della lavorazione delle arance. Si parla di 700mila tonnellate di scarto della spremitura degli agrumi, il pastazzo. Orange Fiber ne riutilizza una parte per estrarre cellulosa e da qui una fibra e un filato.

TripleW è una startup israeliana nata dall’idea di due amici di infanzia di produrre acido lattico dai rifiuti alimentari. Come funziona? Ai rifiuti alimentari vengono aggiunti microrganismi che iniziano a generare acido lattico che inseguito viene estratto e purificato dagli altri componenti. L’acido lattico viene poi utilizzato in diversi prodotti, dai detergenti per la casa agli alimenti trasformati, fino alle bioplastiche.

Le azioni del Governo per la prevenzione dello spreco alimentare

Per limitare questi sprechi dal 14 settembre del 2016 è entrata in vigore la legge 166/2016, la cosiddetta norma “antisprechi”. Lo scopo della legge è quello di ridurre gli sprechi lungo tutta la filiera agro-alimentare, favorendo il recupero e la donazione dei prodotti in eccedenza.

Con l’approvazione della legge di bilancio 2018 l’ambito di applicazione della legge è stato ampliato: oltre ad alimenti e farmaci, è possibile donare anche prodotti per l’igiene e la cura della persona e della casa, integratori alimentari, biocidi, presidi medico chirurgici, prodotti di cartoleria e cancelleria.

Tra i punti più importanti della legge, la semplificazione delle procedure per il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari, la diffusione delle doggy bag nei ristoranti, la riduzione della tassa sui rifiuti per chi dona cibo, l’ introduzione nelle scuole di un insegnamento sull’educazione alimentare e sulla lotta agli sprechi.

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